Transubstantiation Act II

Transustanziazione Atto II

Oil on canvas

80 X 110 cm - 2012

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Questo dipinto fa parte di un progetto dal titolo BlasFreeMe sulla blasfemia vista come un diritto e non come un crimine. La transustanziazione avviene durante la celebrazione eucaristica, quando il celebrante invoca lo Spirito Santo perché avvenga la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo sangue, tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino rimangono inalterate.
Insomma non si vede niente. E si badi bene non è roba simbolica, si pretende sia reale.
Ci si può chiedere perché proprio pane e vino? Non potrebbe funzionare altrettanto bene un cibo qualunque? Se una popolazione amasse di più pane e salsiccia non sarebbe conveniente accontentarli? Anche per avvicinarne il numero maggiore possibile all’eucarestia. E poi, come d’incanto, dire “dio maiale” non sarebbe più una bestemmia ma una verità. Ma questa, mi direte, non è solo blasfemia, è goliardia. Il fatto è che rimanere seri davanti alla pretesa che avvenga davvero la trasformazione del pane, che continua a sembrare pane, e del vino, che continua a sembrare vino, rispettivamente nella carne e nel sangue di Cristo è impossibile. Si può solo sghignazzare. Un dio incarnato, che se mai fosse vissuto davvero, sarebbe asceso in cielo comprensivo di carne e sangue e sarebbe perciò ancora in viaggio, visto che per la fisica più di tanto veloci non si riesce ad andare. Un essere divino che sarebbe obbligato a “frantumarsi a richiesta" ogni volta che un prete consacri un pezzo di pane e un bicchiere di vino, un dio terribilmente indaffarato costretto a precipitarsi a raggiungere il luogo del rito ovunque si trovi per transustanziare il pane e il vino, beh, a me non sembra granché credibile .
Ma c‘è anche un altro profondo problema teologico, della cui trattazione non mi è nota traccia, che riguarderebbe il “dopo”. Cosa accade dopo l’assunzione del cibo divino nella sua forma fisica? Si metabolizza? Direi di sì visto che le caratteristiche sensibili del pane e del vino restano inalterate. A questo punto ci sono due possibilità o il “divino” permane nella sostanza o se ne va alla chetichella prima di incarnare senza scampo la bestemmia “dio merda”.
Ma se se ne va prima, dobbiamo concludere che l‘efficacia dell’eucaristia è limitata su per giù a un solo giorno. Bisognerebbe ripetere continuamente il rituale, forse per questo gli stretti osservanti fanno la comunione tutti i giorni, è tutta una questione di posologia. Sarà pure goliardico, sarà irriguardoso, sarà blasfemo dirlo, ma il più importante dei sacramenti sembra superare il più sfrenato dei deliri.